Il regista Bigas Luna definiva Daniel Arnavat uno come lui, un anarchico, un amante della vita, un grande osservatore e, quindi, un grande fotografo. Le sue immagini sono forti, dure, a tratti poetiche, ma sempre con una forza d’incisone impressionante: la realtà, infatti, arriva con tutta la sua forza e presenza, più forte della realtà stessa.
Arnavat ha la capacità di vedere un dettaglio, un personaggio, una situazione attraverso una logica tagliente, un impianto chiaramente voluto, cercato, probabilmente il risultato di molteplici scatti o forse, a volte, la fortuna del primo. Immagini “scoccate” non nel tentativo di colpire il bersaglio o far punti, ma nella bramosia di colpirne il centro esatto. Colpire il centro dell’anima, dell’universo, della vita.