Un vero e proprio libro che indaga trasversalmente e racconta la storia del cappello, o le vicende personali legate a esso, viste da diverse figure.
Maurizio Vanni, ordinatore e curatore della mostra-evento (Palazzo Medici Riccardi, Firenze: 7 febbraio – 4 marzo 2004), nei suoi sei capitoli, racconta dell’idea di un progetto che ha condotto dodici artisti, di provenienza e fama internazionale (Bonnefoit, Cipolla, Giobbi, Hsiao Chin, Maranghi, Power, Rosalini-Scarpa, Schmidt-Bianchi, Spender, O Syng-Yoon, Timofeeva e Yanagisawa) a misurarsi con un tema atipico per loro: il cappello. Vanni li ha condotti all’interno del Museo della Paglia e dell’Intreccio e in alcune aziende che producono cappelli di Signa per stimolare la loro creatività registrando, proprio all’interno del libro, come ognuno di loro abbia reagito in modo differente alle medesime sollecitazioni.
Completano la prestigiosa edizione saggi di Andrea Camilleri (scrittore), Giancarlo Magno (psicanalista junghiano), Roberto Scarpa (scrittore e regista teatrale), Antonio Petrocelli (attore) e Antonio Paolucci (storico dell’arte, già Ministro e attuale Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino).
In fondo il cappello, inteso come oggetto quotidiano, se decontestualizzato e allontanato dalla funzione per la quale è stato pensato, potrebbe essere considerato alla stregua di un manufatto concepito come fine a se stesso. Se poi alla forma-cappello si aggiunge la creatività di un artista il risultato potrebbe essere strabiliante.
L’immagine del cappello può andare ben oltre l’icona che il nostro immaginario ci propone, può superare i confini materiali trasformandosi in opera d’arte o polivalente emblema di molte espressioni socio-culturali.
Il cappello comunica qualcosa a prescindere da chi lo indossa, come accade a tutti quegli oggetti che, possedendo grande storia e lunga tradizione, possono condizionare i nostri codici abituali. Ci sono cappelli e cappelli: dal copricapo inteso come accessorio moda al cappello del mago, dal cappello dell’artista di strada a quelli disegnati, dipinti o scolpiti, dal cappello di paglia al… berretto a sonagli.
Il cappello a cilindro potrebbe trasformare chiunque in un prestigiatore: ogni travestimento ha nel cappello un segno forte a livello comunicativo. Un’impronta che ogni visitatore potrà ritrovare in una mostra che, attraverso riferimenti storici, fogge di ogni tipo e materiale, sculture e dipinti a tema realizzati per l’occasione, vuole evidenziare il rapporto fra identità culturali, creatività e diversità artistiche ed espressive.
Se ogni testa attende un cappello, ogni cappello pretende una testa, un pensiero, un’emozione, uno stato d’animo e un’identità che si sublima proprio nel confronto con persone di culture differenti.
Recensioni
Provincia di Firenze
IL CAPPELLO E LA CREATIVITÀ
Mostra a Palazzo Medici Riccardi dal 7 febbraio al 4 marzo 2004
Sabato 7 febbraio 2004, nelle prestigiose sale di Palazzo Medici Riccardi a Firenze, si inaugurerà la mostra “Identità e diversità . Il cappello e la creatività “ curata da Maurizio Vanni. Un evento che parte dal presupposto che la vera creatività può essere manifestata attraverso differenti medium espressivi. L’ordinatore della mostra ha selezionato una serie di artisti che hanno fatto della fantasia il loro propulsore interiore: quell’immaginazione che ha permesso di trasformare il cappello in una illimitata variazione di interpretazioni, mutando all’infinito il rapporto con le cose, con gli oggetti e con i fenomeni. Pittori e scultori hanno interpretato, attraverso la creatività , lo spirito, l’atmosfera, la storia e gli stimoli artistici di un preciso momento storico e del proprio paese.
I dodici artisti si sono misurati con il mondo del cappello, un settore che ha sempre consentito di esprimere al meglio le capacità creative e imprenditoriali della vasta area che comprende i bacini dell’Arno, del Bisenzio e dell’Ombrone, territori tra i più ricchi di storia e d’arte della Toscana. Ogni artista ha visitato il Museo della Paglia e dell’Intreccio di Signa – ente promotore insieme alla Provincia di Firenze, al Comune di Signa e al Comune di Campi Bisenzio – e si è confrontato con le aziende che producono cappelli e accessori moda e, fin da subito o in un secondo tempo, ha realizzato alcuni lavori ispirati dalla forma del cappello o dalle suggestioni provate.
Tutte le fasi della manifestazione, a iniziare dalla visita degli artisti al museo e alle aziende, sono documentate e inserite nel libro che accompagnerà l’evento.
Il curatore della mostra ha selezionato 12 artisti di provenienza e retaggio culturale differenti: un modo per sottolineare come proprio nella differenza espressiva si nasconde l’identità culturale. Ma non può esserci identità se non in una pluralità di identità .
Ogni autore è riuscito a mettersi in gioco senza rinnegare il proprio passato e le proprie tradizioni, non rinunciando a sperimentare nuove soluzioni per migliorare l’efficacia del mezzo espressivo. L’evento, che si avvale della speciale adesione del Presidente della Repubblica Italiana, prevede anche una raccolta di opere di artisti storicizzati, sempre sul tema del cappello, che rafforzerà il legame con il passato, mentre alcuni cappelli di varie fogge e diversi colori consolideranno il concetto di creatività .
A livello editoriale sta nascendo una prestigiosa edizione, pubblicata da Carlo Cambi Editore, di taglio interdisciplinare. Più che un catalogo è un libro che racconta la storia del cappello (o le vicende personali legate ad esso) vista da un noto scrittore (Andrea Camilleri), da un critico d’arte contemporanea (Maurizio Vanni), da uno psicanalista junghiano (Giancarlo Magno), da un museografo (Alessandro Coppellotti), da un regista cinematografico che produrrà anche un video sulla storia del cappello nel cinema (Dario D’Incerti), da un attore, scrittore e regista di opere teatrali (Roberto Scarpa), da un attore professionista (Antonio Petrocelli), da uno storico d’arte (Roberto Lunardi) e dalla massima espressione della storicità artistica, il Sovrintendente ai Beni Culturali di Firenze, Prato e Pistoia (Antonio Paolucci).