“Oltranze favolistiche di spazi molto affollati dove i soggetti continuano a presentarsi come simboli di una vitalità cosmica in costante divenire”. Recita così un passaggio del saggio di Maurizio Vanni sui dipinti del pittore italo-americano che presentano lo smontaggio e la ricostruzione della natura senza che sia negata la coesione molecolare di ogni oggetto. L’autore ci presenta il cosmo armonico, pur nella sua imprevedibilità, dei dipinti di Kaliher dove i singoli frammenti riescono a darci una parvenza di realtà anche di fronte all’isola che… non c’è.
Vanni ci propone una lettura trasversale del rapporto tra arte visiva, illusione e fiaba: un percorso filosofico, storico e psicologico che pone proprio le favole della vita di Kaliher come naturale propulsore di molte energie dell’universo. Il pittore, attraverso i suoi racconti, arriva a mettere in discussione la realtà fenomenica e a sostenere in modo lucido il sogno, forse per stimolare, come scrive Vanni, ognuno di noi a credere nella Bella Addormentata o ad aspettare il Principe Azzurro.