“Alcune volte la realtà è talmente spiacevole che il proiettare noi stessi all’interno di una illusione potrebbe contribuire a proteggere la nostra salute mentale. In un mondo dove regnano caos e ingiustizia, un passivo ed eccessivo realismo potrebbe condurci verso uno stato depressivo non lontano dalla follia…”. Maurizio Vanni, critico d’arte e appassionato lettore di uno dei più grande autori di romanzi di fantascienza del Novecento, ha fatto leggere e interpretare ai 4 pittori un libro dello scrittore americano, certo che ogni espressione artistica possa contribuire a lenire i disagi interiori degli artisti. Stimolati e sollecitati dai pensieri di Dick, i pittori hanno liberato i loro istinti entrando nei suoi personaggi. Un’operazione che, secondo Vanni, li ha condotti a cercare l’essenza del fenomeno e la verità profonda dell’universo – o di un mondo come affermerebbe Philip. Alla consapevolezza di un mondo costruito in modo artificioso, gli artisti cercano di sostituire un cosmo, con la sua apparenza di oggettività, che metta un ordine almeno apparente al disordine e alla frammentazione della odierna società.