Lavorare per iconografie seriali è per Pizzi Cannella un procedimento innanzitutto concettuale, una costante rielaborazione di un pensiero che allude alla familiarità del linguaggio, ma che in realtà ne indaga le infinite mutazioni. Un processo artistico che scuote il pensiero del Tempo, che scompone l’ordine sequenziale di prima e dopo, che disorienta la rassicurante semplicità cronologica.
Inaspettatamente il Maestro Pizzi Cannella avvolge la messa in scena dello stesso personaggio nel manto del mistero e dell’incanto, protegge la sua figura nei continui riflessi dello specchio, accende, proprio nell’idea di serialità, la sfida dell’enigma, il prurito del dubbio. Non si può rinunciare a cogliere in questo processo una suggestione del sapere filosofico, capace di indagare la relazione incerta fra la fragilità dell’immagine e l’inconsistenza della dimensione temporale.