Il 1958 è una data topica per il percorso di questi tre artisti, molto in sintonia. Lucio Fontana (1899-1968), padre “spirituale e sperimentale” delle nuove generazioni di cui colleziona anche i lavori, espone per la sua quinta volta alla Biennale di Venezia con una grande sala antologica presentata da Guido Ballo. Fontana è protagonista di numerose collettive internazionali che delineano il suo ruolo pioneristico ormai quasi unanimemente accettato; sul finire dell’anno, inoltre, inizia il fortunato e celebre “ciclo” dei “tagli”.

 

Anche per Enrico Baj (1924-2003), già da anni inserito nei circuiti più avanzati della cultura contemporanea, vi è la partecipazione alla Biennale veneziana con le “illustrazioni” del De rerum natura di Lucrezio. Sono anche gli anni dei lavori polimaterici con inserti naturali, nonché delle “montagne” e dell’invenzione dell’“acqua pesante”, procedimento già citato nel manifesto Contro lo stile, redatto principalmente dallo stesso Baj nel 1957 e firmato da venticinque artisti e intellettuali.

 

Gli Achromes di Piero Manzoni (1933-1963) sono esposti per la prima volta alla Galleria del Circolo di Cultura di Bologna, poi ripresentati in una personale alla Galleria Pater di Milano e poi per la sua prima personale all’estero, a Rotterdam. Il 1958 è per Manzoni un anno di passaggio verso una più solida “autonomia”, anch’egli cerca di inserirsi nell’ambito della Biennale, si stacca dal Movimento Arte Nucleare iniziando a percorrere una strada alternativa, che lo porterà lontano.