Musivum: il titolo stesso di questa mostra, che riunisce i lavori più recenti di Franco Guerzoni, ci conduce nel territorio dell’archeologia e di quella memoria antica, profonda e stratificata, di cui tutte le culture affacciate sul Mediterraneo, la nostra specialmente, sono più o meno consapevolmente intrise. È quello, del resto, il territorio in cui da sempre Guerzoni si muove con la serena consapevolezza di chi, come lui, può contare su una cultura vasta e profonda ed è dunque animato, secondo il principio socratico del “so di non sapere”, dalla curiosità intellettuale di conoscere, scavare, indagare. Ma se il territorio di scavo è lo stesso di sempre, è del tutto nuova la lingua con cui oggi Guerzoni ci fa partecipi della sua ricerca. Forte di questa familiarità con il passato, caparbiamente cercata e coltivata, l’artista si nutre senza remore del patrimonio visivo che tutti noi abbiamo ereditato, ma che non tutti conosciamo e riconosciamo con la sua stessa acuità di sguardo. Al passato è assegnato il ruolo di matrice e di nutrimento per ogni nuovo percorso, senza per questo essere appesantito da quell’eredità. In una parola, Guerzoni ha il dono raro di saper rendere davvero “vivente” il lontano passato, traducendolo nella lingua del nostro tempo.