Gli Aborigeni, attraverso tracce e segni, sono in grado di assorbire e trattenere le grandi energie cosmiche. È questo il punto di partenza di questo volume: Maurizio Vanni incrocia le forze misteriose che caratterizzano le leggi dell’universo con le magiche intuizioni che permettono a un artista come Ghelli di tracciare le proprie vie del tempo. Il saggio-racconto, suddiviso in tre capitoli, ci introduce nel mondo e nelle credenze degli aborigeni australiani attraverso la poetica di un artista della nostra contemporaneità che ci regala delle favole possibili. Da Pukawi il coccodrillo a Proust, da Waan il Corvo a Schopenhauer: realtà, finzione e ricerca di verità ci proiettano in un mondo dove le visioni sono talmente vive e palpabili da sovrapporsi perfettamente alla realtà. Ghelli, un po’ come gli sciamani australiani, si pone come una sorta di figura privilegiata in grado di scrutare l’infinito e di dettarne le coordinate. Vanni, dal canto suo, fa propri questi punti di riferimento regalandoci un saggio mascherato da favola metropolitana. Ma nel terzo millennio abbiamo ancora tanto bisogno di credere alle fiabe.