Da una parte i simboli della Firenze rinascimentale rivisitati e contaminati attraverso la messa a fuoco di fasce muscolari o parti cerebrali, dall’altra una personale allegoria dei vizi capitali e delle figlie di tali vizi con la creazione di un vero e proprio albero genealogico vizioso…

Maurizio Vanni ci racconta la storia e l’evoluzione del pensiero intorno ai vizi capitali comparandole con i proponimenti segnici di una pittrice che cerca il ritratto dello spirito del peccato o dell’uomo peccatore. Tutto nasce dalla superbia: un vizio che segna la perdita dell’interiorità e che conduce l’uomo a smarrire il contatto diretto con la propria anima. Il lettore si troverà immerso in un girone dantesco ma, proprio grazie alle sollecitazioni segnino-cromatiche della Timofeeva, ben presto comprenderà che il primo passo verso la redenzione è dato dalla conoscenza. Un libro da leggere e da meditare.