La “scuola di New York” sta quindi sbocciando tumultuosa sul finire degli anni Quaranta, accomunando i cultori del segno e del gesto pittorico (gli action painters) e coloro che invece prediligono le relazioni tra forma e colore (i color field painters). Nel 1950, gli irascibili (come spregiativamente li chiama il quotidiano “Herald Tribune”) contestano vivacemente il progetto di mostra presentato dal Metropolitan Museum. Tra di essi ci sono Barnett Newman, Jackson Pollock, Willem de Kooning, Mark Rothko, Robert Motherwell, Franz Kline, Clifford Still, Arshile Gorky: il cuore di quell’Espressionismo astratto che sta ricercando un equilibrio originale tra vigore del segno e “sublime”, tra astrazione e visione interiore.

Ma non solo. C’è una generazione di artisti che ha interrotto gli studi con Hans Hofmann o con Barnett Newman, con Clyfford Still o con Adolph Gottlieb, che ha combattuto, ma che adesso ha voglia di riprendere a fare arte, per confrontarsi con gli esiti più sorprendenti che si stanno dispiegando nella East coast. Sam Francis, Gandy Brody, Lawrence Calcagno, Norman Bluhm, John Hultberg appartengono a questa schiera di talenti che si appresta a scendere in campo. Eppure, all’interno di questo musical, che relazioni si stringono? Nessuna, o per meglio dire, la sola relazione è la gallerista e collezionista Martha Jackson.