Manfredi Beninati ha presentato una serie di nuovi lavori: pittura, scultura, fotografia, ma anche bronzi, light-box, bassorilievi in gesso, assemblage. La strategia espositiva che Beninati ha adottato, con lo scopo di attirare e sedurre lo spettatore, presenta cambi di scena, di ritmo, di materiali, di luce, d’iconografie, etc.

 

Vince la varietà, la voglia di stupire e d’incantare, d’incuriosire e di affascinare piacevolmente. L’arte per Beninati è un’esperienza iniziatica, orfica; si trova in strada, nelle pieghe dell’inconscio, tra gli scaffali della memoria collettiva; è un attimo di grazia, d’illuminazione. L’artista si fa veggente e chiaroveggiente, sciamano e alchimista.

 

Di stanza in stanza e di pagina in pagina si susseguono i capitoli di una metamorfosi: nel progettare e nel fare Beninati mescola furore e concentrazione, smania e meditazione. Manipola la pittura con procedimenti lenti e/o rapsodici; lo stesso accade con la scultura. Ogni fotografia è costruita con lentezza; prima dello scatto c’è un lungo processo di strutturazione e organizzazione di un set.