Viene un tempo, nella storia critica di un artista, in cui la sua figura viene sottratta al gioco stucchevole delle affermazioni di grandezza, delle definizioni sloganistiche ad uso del compound di riferimento, delle volgarizzazioni chiassose dell’attualità. Il tempo degli studi, delle indagini acuminate, delle ricostruzioni partite, in cui la dimensione dell’attualità trascolora, facendo posto alla misura lunga della storia.

È quanto sta accadendo ora, trascorsi più di cinquant’anni dalla morte, a Piero Manzoni. La Fondazione, infatti, si è resa interlocutrice di università, musei, enti pubblici, ha precisato la propria missione come promotrice effettiva di conoscenze: il che, in una temperie come l’attuale, davvero ne fa un’eccezione e un modello.

La giornata di studi organizzata non ha alcuno dei caratteri delle occasioni accademico-conviviali che ammorbano il mondo della cultura, delle passerelle di morti di fama cui troppo spesso è dato assistere. È un momento specifico in cui la conoscenza si verifica, è l’inizio di un’altra fondamentale stagione, quella della riflessione e del confronto.