Il Comune di Napoli ospita nel prestigioso ambiente della Cappella Palatina, all’interno del Maschio Angioino, la prima personale di Pizzi Cannella nella città partenopea, dal titolo Almanacco Napoli. La frontalità e l’assenza di figura umana sono caratteri dominanti della pittura dell’artista. Una scelta estrema, archeologica e filosofica.

Egli lascia che siano gli oggetti/reperti a raccontare un tempo e una storia dei quali, in qualche modo, bisogna accettare anche la scomparsa. Il chi e il quando sono le domande sottintese in ogni sedia, ventaglio, abito, collana, anfora. Il potere delle cose, separate dall’uso e tradotte in immagini iconiche, desiderabili, ricordate e irraggiungibili. Più forte di una fotografia, l’oggetto isolato e sospeso nel tempo evoca una presenza/assenza che si sovrappone confondendosi e tramutandosi in altro ancora. Ed è a questo ricordo, a questa immagine sfocata, a questa sospensione che la pittura incoraggia, quale fosse il vero antidoto al tempo che passa, alla corruzione dei volti e all’impermanenza del nostro stare.

Cose incorruttibili che raccontano d’interni amati, condivisi, forse anche di relazioni, di amori, di Eros passati o riportati nei confini della non eccezionalità. Un’attitudine al limite, consapevole della distanza dall’immagine e dell’assenza. Dove la frontalità e la dimensione a-prospettica sottolineano l’impossibilità del ritorno, la limitazione e la necessità di una coscienza separata e presente.