Remo Remotti scriveva, disegnava, dipingeva, manipolava, costruiva, recitava, declamava, partecipava… entità umana per molti indefinibile, sfuggente come olio in discesa, geneticamente radicale e controcorrente, fuori da ogni categoria ma dentro il teatro delle voci libere ad altissima gradazione “alcolica”.

Remotti era la voce atavica della città, un grido archeologico e futurista, un’opzione militante tra regola e sregolatezza. Tutto e il contrario del quasi tutto, sperimentando il confine e la contaminazione, lo slittamento verbale, il riciclo e il riuso, il sacro e il profano, l’alto e il basso ma anche l’intermedio quando necessario.

Un artista che scrive per immagini, senza sforzo apparente, seguendo la linea rossa del cuore: questo libro ne è la prova mai scontata, un viaggio in cui il disegno aderisce emotivamente all’attore iconoclasta, al poeta polemico, al dissacratore arrapato. Tratto e stile sono la carta identitaria del nostro originale artista, dei suoi organi interni e del suo vestire figurativo.