Surrealisti si nasce o si diventa? Si viene al mondo con il sacro fuoco di un´immaginazione fervida e di una percezione della realtà del tutto personale? Oppure è l´esperienza che conduce l´artista a scegliere l´automatismo come forma di catarsi interiore, di liberazione da opprimenti disagi, o semplicemente come chiave d´accesso a uno stargate dimensionale?

Maurizio Vanni esamina i diversi aspetti che potrebbero aver condotto gli artisti selezionati a fare delle scelte piuttosto che altre, a prendere in considerazione un mezzo comunicativo in grado di metterli in contatto diretto con i propri stati d´animo. Il critico cerca di esaminare in quale modo il ricorso all´automatismo e al sogno possa aver influito sull´esito artistico di ciascun artista e, soprattutto, se scrittori come Freud, Jung e Schnitzler possano aver condizionato alcune loro scelte.

Nell´ultimo capitolo del libro Vanni fa anche ricorso a quella disciplina che viene definita Neuroestetica collegata con il particolare utilizzo dei due emisferi che compongono il nostro cervello: quello sinistro che è connesso all´aspetto cognitivo e alla razionalità, ci permette di scrivere e di parlare; l´emisfero destro, invece, ci mette in relazione con la creatività e l´istinto. Il critico cerca di capire, anche a livello scientifico, in quale percentuale la mente può aver condizionato la psiche.

Vanni giunge alla conclusione che artisti si nasce e surrealisti si diventa. È come se a un certo punto della loro esistenza alcuni artisti avessero sentito il bisogno di liberarsi, a prescindere da Breton e Freud, da un qualcosa di opprimente, di vivere una personale catarsi più o meno controllata per ritrovare una smarrita serenità interiore.